sabato 31 agosto 2013

1 settembre 2013 - Milano - Il Cammino dei Monaci - Festa della Strada delle Abbazie nella giornata europea per la custodia del creato.

Dal 31 agosto al 1° settembre la Diocesi e la Provincia di Milano propongono un itinerario in collaborazione con il Touring Club e il sostegno economico dalla fondazione Cariplo, il Cammino dei Monaci: 100 Km. percorribili sia in bicicletta che a piedi tra canali, fontanili, mulini, navigli, strade di campagna e cascine.

Parco della Vettabbia nei pressi di Chiaravalle
Foto di Marinella Rusmini (2011)


Le protagoniste del Cammino sono le abbazie della bassa Milanese:
Sono previsti momenti di preghiera,i vespri cantati, laboratori di artigianato, erboristeria, orticultura, panificazione e mercatini della terra.
L'itinerario completo è lungo 100 Km. ed è diviso in quattro tratti.

Il momento principale della festa sarà il pellegrinaggio Sorella Acqua lungo il corso del Canale della Vetabbia, dall'Abbazia Cistercense  di Chiaravalle all'antica chiesetta paleocristiana di Nocetum. E' il primo pellegrinaggio che la diocesi di Milano promuove per la Giornata del Creato e avrà come tappa  centrale il depuratore di Nosedo... Anche Papa Francesco ha esortato a coltivare e custodire il Creato: "E' un'indicazione di Dio data non solo all'inizio della storia, ma a ciascuno di noi. Il "coltivare e custodire" non comprende solo il rapporto tra l'uomo e il Creato, riguarda anche i rapporti umani; un'ecologia umana, strettamente legata all'ecologia ambientale."   (Notizie tratte dal settimanale Credere n° 22 del 1° settembre 2013)



APPROFONDIMENTI
BIBLIOGRAFIA

TITOLO: LA VALLE DEI MONACI. Un territorio con origini antiche torna a vivere per Milano

AUTORI: Maria Canella ed Elena Puccinelli

EDIZIONI: Nexo

Presenta la storia del territorio con foto e documenti.








Parco della Vettabbia nei pressi del depuratore
 (foto di Marinella Rusmini)

L'abbazia di Chiaravalle  (foto di Marinella Rusmini)

L'abbazia di Chiaravalle dal Parco della Vettabbia
(Foto di Marinella Rusmini - 2011)

Chiostro dell'Abbazia di Chiaravalle
La colonnina annodata
(Foto di Marinella Rusmini -2011)

sabato 6 luglio 2013

5 luglio 2013 - Consacrazione dello Stato della Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo - Enciclica LUMEN FIDEI


DISCORSO DI PAPA FRANCESCO

Santità,
Signori Cardinali, Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Signori e Signore!
Ci siamo dati appuntamento qui nei Giardini Vaticani per inaugurare un monumento a San Michele Arcangelo, patrono dello Stato della Città del Vaticano. Si tratta di un’iniziativa già progettata da tempo, con l’approvazione del Papa Benedetto XVI, al quale va sempre il nostro affetto e la nostra riconoscenza e al quale vogliamo esprimere la nostra grande gioia per averLo qui presente oggi in mezzo a noi. Grazie di vero cuore!
Sono grato alla Presidenza del Governatorato, in particolare al Cardinale Giuseppe Bertello, per le sue cordiali parole, alle Direzioni e alle maestranze coinvolte per questa realizzazione. Ringrazio il Cardinale Giovanni Lajolo, Presidente emerito del Governatorato, anche per la presentazione che ci ha fatto dei lavori svolti e dei risultati raggiunti. Una parola di apprezzamento va allo scultore, il Sig. Giuseppe Antonio Lomuscio, e al benefattore, il Sig. Claudio Chiais, che sono qui presenti. Grazie!
Nei Giardini Vaticani ci sono diverse opere artistiche; questa, che oggi si aggiunge, assume però un posto di particolare rilievo, sia per la collocazione, sia per il significato che esprime. Infatti non è solo un’opera celebrativa, ma un invito alla riflessione e alla preghiera, che si inserisce bene nell’Anno della fede.

 Michele – che significa: "Chi è come Dio?" – è il campione del primato di Dio, della sua trascendenza e potenza. Michele lotta per ristabilire la giustizia divina; difende il Popolo di Dio dai suoi nemici e soprattutto dal nemico per eccellenza, il diavolo. E san Michele vince perché in Lui è Dio che agisce. Questa scultura ci richiama allora che il male è vinto, l’accusatore è smascherato, la sua testa schiacciata, perché la salvezza si è compiuta una volta per sempre nel sangue di Cristo. Anche se il diavolo tenta sempre di scalfire il volto dell’Arcangelo e il volto dell’uomo, Dio è più forte; è sua la vittoria e la sua salvezza è offerta ad ogni uomo. Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiutarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso. Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori.

Cari fratelli e sorelle, noi consacriamo lo Stato Città del Vaticano anche a San Giuseppe, il custode di Gesù, il custode della Santa Famiglia. La sua presenza ci renda ancora più forti e coraggiosi nel fare spazio a Dio nella nostra vita per vincere sempre il male con il bene. A Lui chiediamo che ci custodisca, si prenda cura di noi, perchè la vita della Grazia cresca ogni giorno di più in ciascuno di noi.







Orazione a San Michele Arcangelo


«San Michele Arcangelo,
difendici in battaglia;
sii presidio contro il male e le insidie del diavolo.
Che Dio imperi su di lui, preghiamo supplici:
e tu, Principe della milizia celeste,
con virtù divina, ricaccia nell'inferno
Satana e gli altri spiriti maligni
che si aggirano per il mondo
per causare la perdizione delle anime.
Amen. »



Orazione a San Giuseppe
 
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.

Deh! per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.Proteggi, o provvido Custode della Divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre amantissimo, questa peste di errori e di vizi, che ammorba il mondo; ci assisti propizio dal Cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo Protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la Santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinchè a tuo esempio, e grazie al tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire, conseguire l’eterna beatitudine in cielo.   Amen.

 
Indulgenza di 7 anni e 7 quarantene ogni volta che si recita la detta orazione. 
(Enciclica di S. S. Leone: Quanquam pluries del 15 Agosto 1889).

IMPRIMATUR:

 
Genuae, 29 Juli 1909 -  C. De Amicis Vie. 
G.


Ringraziamo il Papa Emerito Benedetto XVI e il Papa Francesco per l'enciclica "Lumen fidei" e per l'atto di consacrazione della Città del Vaticano a San Michele Arcangelo e a San Giuseppe.
Preghiamo affinchè San Giuseppe protegga i luoghi in cui viviamo e lavoriamo e che San Michele Arcangelo li liberi dalla presenza del Maligno.
 Riportiamo un articolo del giornalista cattolico Antonio  Socci sulla LUMEN FIDEI.
LINK AL BLOG DI ANTONIO SOCCI:

Lo Straniero

Posted: 06 Jul 2013 01:17 PM PDT
Ieri, mentre veniva presentata al mondo la nuova enciclica “Lumen fidei”, scritta a quattro mani da Benedetto XVI e da papa Francesco, i due uomini di Dio insieme hanno anche inaugurato, nei giardini vaticani, una statua di san Michele Arcangelo, consacrando la città vaticana a lui e a san Giuseppe.
Da tali fatti emerge non solo l’affetto fraterno che unisce Francesco e il predecessore, ma soprattutto la loro comunione di fede profonda. Questa unità, in un mondo segnato dal conflitto, è il miracolo della grazia, l’essenza del cristianesimo.
E va sottolineato anche perché i giornali tendono a parlare della Chiesa secondo i criteri di giudizio mondani. Senza vederne il miracolo.
Non  a caso, proprio ieri mattina, su “Repubblica”, un articoletto pretendeva di proclamare invece la radicale “discontinuità” fra Benedetto XVI e papa Francesco. Un’idea clamorosamente smentita dagli stessi eventi del giorno.
Del resto sempre ieri il papa ha pure firmato i decreti di canonizzazione di altri due papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. E ha voluto datare la sua enciclica così: “29 giugno, solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo”.
Dunque, con una straordinaria serie di gesti, in una stessa giornata, ha potentemente sottolineato la continuità e la grandezza del papato da san Pietro ai giorni nostri.
E ha offerto a noi l’occasione di abbracciare, con un solo sguardo, la “creatività” di Dio nel nostro tempo.
Egli infatti ha parlato al mondo di oggi attraverso la testimonianza potente e affascinante di papa Wojtyla, profeta di fede e di libertà; poi attraverso la sapienza profonda e l’umiltà di Benedetto XVI, che ha fatto brillare la ragionevolezza della fede davanti allo smarrimento dei moderni; infine alla nostra generazione Dio parla attraverso la paternità tenera e accorata di papa Francesco, grande abbraccio di misericordia su tutte le miserie e le ferite umane (la visita del Papa a Lampedusa, fra i disperati della terra – lunedì prossimo – ce lo mostra in modo commovente).
L’enciclica “Lumen fidei”, dicevo, è profondamente segnata da questa continuità del giudizio della Chiesa sul mondo moderno e dalla variegata ricchezza della sua testimonianza.
Costituisce del resto un evento memorabile: non è cosa di tutti i giorni che un’enciclica sia scritta a quattro mani, concordemente, da due papi.
Ma, portando la firma dell’unico pontefice in carica che umilmente riconosce nel corpo stesso dell’enciclica la paternità del predecessore per buona parte del documento (“nella fraternità di Cristo, assumo il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi”), con buona pace di “Repubblica”, mostra senza alcun dubbio possibile, che papa Francesco abbraccia e fa suo il magistero del predecessore.
Ovviamente lo fa donando alla vita della Chiesa di questi giorni e al mondo in rapida mutazione, ulteriori spunti di riflessione che tutti – quelli antichi di Benedetto e quelli nuovi – convergono sul volto di Gesù Cristo e la fede in Lui.
Alcuni rapidi flash. La fede è luce, mentre il mondo sprofonda sempre più nelle tenebre. E’ un giudizio sul momento presente. Il Papa contesta apertamente l’idea che lo spazio della fede si apra “lì dove la ragione non può illuminare”.
No. I secoli moderni – dai totalitarismi del Novecento alla confusione del presente – hanno dimostrato che le pretese assolute della ragione producono infelicità.
E la luce della fede non è un sentimento soggettivo, ma verità oggettiva: “quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore”. Essa dunque sa “illuminare tutta l’esistenza dell’uomo”.
E’ la prima contestazione della “dittatura del relativismo”.
Un secondo flash. Cosa è la fede? Una credenza? Una dottrina? Una morale? No. Sta tutta in questa frase: “riconosciamo che un grande Amore ci è stato offerto”.
Per questo l’enciclica usa l’espressione giussaniana “incontro che accade nella storia” e sottolinea che il Salvatore ci ha raggiunto attraverso una “catena umana” che ha attraversato i millenni, cioè la Chiesa, la tradizione.
Un altro prezioso spunto. Nella mentalità dominante si oppone di solito alla fede l’agnosticismo o l’ateismo. Invece la “Lumen fidei”, in base alla lezione biblica, oppone alla fede “l’idolatria”.
In effetti l’ateismo non esiste. Nessun uomo può vivere, anche un solo istante, senza affermare qualcosa o qualcuno. E’ ciò che la Sacra Scrittura chiama “idolo”.
Dunque l’unica grande opzione della vita sta in questo: fidarsi di Gesù Cristo o di qualche idolo. Non è possibile per nessuno sottrarsi a questa scelta. Chi è più affidabile? Chi merita veramente fiducia? Gesù di Nazaret, colui che è morto per me e per te, o un qualunque idolo?
Questa enciclica ci libera da tanti luoghi comuni. Per esempio la cultura dominante pensa Dio come qualcuno che “si trovi solo al di là”, quindi “incapace di agire nel mondo”, perciò “il suo amore non sarebbe veramente potente, capace di compiere la felicità che promette”. Così “credere o non credere in Lui sarebbe del tutto indifferente”.
Invece è vero il contrario. E sono i fatti – i concretissimi fatti – a gridarlo. E’ tutta una storia ricchissima di fatti a provarlo.
Del resto “quando l’uomo pensa che allontanandosi da Dio troverà se stesso, la sua esistenza fallisce”.
Ma come inizia la fede? Incontrando Gesù, oggi come duemila anni fa. In un incontro con i cristiani che sono una cosa sola con Lui. Chi non vorrebbe vedere gli occhi di Gesù?
Ebbene, citando Guardini, l’enciclica spiega che la Chiesa è la portatrice storica dello sguardo di Cristo sul mondo. In essa si sperimenta una vita comune. Così noi scopriamo che non siamo più soli.
Si aderisce a quello sguardo, fino a farlo nostro, dando credito a alla compagnia di Gesù e cominciando a seguirlo concretamente: “se non crederete non comprenderete”. Perciò “la fede non è un fatto privato, una concezione individualistica, un’opinione soggettiva”.
Questa è la profonda ragionevolezza della fede. Chi ritiene invece che essa sia “una bella fiaba” o “un bel sentimento”, indichi qualcuno che sia più credibile di Cristo da seguire.
La prova sperimentale – dice l’enciclica – mostra a ciascuno che l’amicizia di Cristo illumina la vita come nessuna cosa al mondo e apre il cuore umano all’amore che tutti desideriamo.
Per questo possiamo riconoscere che Egli è la verità: “richiamare la connessione della fede con la verità” dice l’enciclica “è oggi più che mai necessario proprio per la crisi di verità in cui viviamo” perché “nella cultura contemporanea si tende spesso ad accettare come verità solo quella della tecnologia” o “della scienza”.
Il cristiano non pretende con arroganza di essere il padrone della verità. Anzi “la verità lo fa umile” perché non è lui a esserne padrone, ma è la verità a possederlo. Infatti è compagno di cammino di tutti.
L’enciclica ha molti spunti antirelativisti. Per esempio sulla teologia (che è “al servizio della fede dei cristiani” e alla sequela del magistero). Sulla fede “fai-da-te” (la fede è una, non si può prendere una cosa e rifiutarne un’altra). Sulla rilevanza pubblica della fede cristiana. Sulla “fraternità” che non è possibile senza riconoscere un Padre di tutti.
La fede proclama il primato dell’uomo nell’universo e al tempo stesso “ci fa rispettare maggiormente la natura”. Con buona pace di “Repubblica” esalta il matrimonio come “unione stabile dell’uomo e della donna… capaci di generare una nuova vita”, riconoscendo “la bontà della differenza sessuale”.
E fa abbracciare tutte le sofferenze del mondo: “all’uomo che soffre Dio non dona un ragionamento che spieghi tutto”, ma offre la sua presenza che accompagna e che si carica di tutti i dolori umani.
La fede cristiana annuncia la “città di Dio” che ci è preparata per sempre. E si affida a colei che è “la Madre della nostra fede”.
Decisamente queste pagine sono una grande luce nelle tenebre del presente.

Antonio Socci

6 luglio 2013
Vedi Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”

martedì 28 maggio 2013

Il Signore è mia luce e mia salvezza (Salmo 26)


SALMO 26

IL SIGNORE E’ MIA LUCE E MIA SALVEZZA
vv.1-6
Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò terrore?

Quando mi assalgono i malvagi per straziarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.

Se contro di me si accampa un esercito il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia anche allora ho fiducia.

Una cosa ho chiesto al Signore questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario.

Egli mi offre un luogo di rifugio nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora,
mi solleva dalla rupe.

E ora alzo la testa sui nemici che mi circondano;
immolerò nella sua casa sacrifici d’esultanza,
inni di gioia canterò al signore.

NON NASCONDERMI IL TUO VOLTO
vv.7-14
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”;
il tuo volto, Signore io cerco.

Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.

Mostrami, Signore, la tua via, guidami sul retto cammino,
a causa dei miei nemici.

Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni che spirano violenza.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.



Chiesa del Sacro Volto - Via Sebenico 31 - Milano

San Giuseppe - Santuario Via Farini, 10-  Milano


sabato 25 maggio 2013

Pietro Rusmini - Voghera, 7 novembre 1900 - Voghera, 25 maggio 1968

Pietro Rusmini è mio padre e nel giorno dell'anniversario della sua nascita al Cielo e cioè oggi, 25 maggio 2013, voglio donare a lui e a me e a tutti la sua storia, come si usa dire oggi, fare memoria. Fare memoria di una persona che, nella sua normalità, è stata eccezionale, se non altro per il fatto che un papà lo è sempre per i suoi figli.


Pietro Rusmini - Torino, 1948

  • 1948 - Piero torna in Italia e viene riassunto nelle Ferrovie dello Stato con anzianità dal 1922, anno del licenziamento. La moglie Carolina è morta durante la guerra ed Emma si è sposata.
  • 1950, 28 giugno - Piero sposa Mariuccia, che ama teneramente, nella Chiesa di Santa Giulia a Torino. Testimoni: Giovanni Fazzio, zio materno della sposa e Gino Orlandi amico d'infanzia dello sposo.
  • 1951 - Nasce a Torino Paolo, il figlio tanto desiderato e accolto con infinita gioia da tutti. Paolo è battezzato il 6 maggio nella Parrocchia di Santa Giulia. Padrini: Melina e Gino Guglielmotto.
  • 1954 - Nasce a Voghera Marinella Ines, dono inaspettato e accolto con grande gioia dal suo papà. Marinella viene battezzata il 17 ottobre. Padrini: Ines Rusmini e il marito Giovanni.
  • 1968 - Piero muore, dopo breve malattia, a Voghera, nel giorno della  Festa dell'Ascensione di Nostro Signore. Ha trascorso gli ultimi 10 anni della sua vita, in semplicità e serenità, insieme a sua moglie Mariuccia, ai suoi figli, Paolo e Marinella e all'amato gatto bianco e nero, Gilberto, uno dei suoi ultimi regali, il più bello, alla figlia, Marinella.
Pietro Rusmini - Voghera, 1950 - Giardini della Stazione

Pietro Rusmini in divisa FS

sabato 27 aprile 2013

1° Maggio - Festa del Lavoro - GIUSEPPE, IL FALEGNAME DI NAZARETH di Giovanna Ferrante - Editrice Ancora


GIUSEPPE, il falegname di Nazareth di Giovanna Ferrante 

Adulti innamorati di Giuseppe che vogliono festeggiare in modo insolito la FESTA DEL LAVORO