venerdì 2 gennaio 2015

Cara gente, cari luoghi, vita torinese degli anni '30 e '40, un libro di Ada Soldati e un ricordo della mia mamma

"L'evento più importante per i bambini della mia generazione era il Natale, con l'attesa di Gesù Bambino che nella notte santa portava i doni ad ogni bimbo "buono".
In quell'epoca Babbo Natale non era molto popolare, pensava a noi il dolce Bambin Gesù, dolce come il suono delle parole: Betlemme, mangiatoia, stella cometa, come i nomi dei mitici re che venivano dall'Oriente: Gasparre, Melchiorre, Baldassarre.
Per me il periodo di questo incantesimo incominciava un mese prima, quando la mamma ci sollecitava l'invio della letterina a Gesù Bambino e quando papà cominciava a sparire tutte le sere per un'ora dopo che era rincasato dal lavoro.
Più volte mi sfiorò il dubbio che trascorresse quel tempo in cantina, ma non ebbi mai il coraggio di andare ad accertarmene per paura del buio. In effetti era la che si rifugiava, dove aveva allestito un laboratorio provvisorio  per costruire i giocattoli con le sue stesse mani: come i mobili per la casa della bambola, con la cucina laccata di bianco e piccoli vetri alla credenza, il salottino completo di divano e poltrone e tutto l'arredamento e gli scenari per il teatrino delle marionette.
Il pensiero che papà  avesse passato tante ore in un ambiente freddo e umido nonostante i suoi reumi (contratti fin dalla sua prigionia durante la prima guerra mondiale) per realizzare quei piccoli capolavori per le sue bambine, mi riempie ancora oggi il cuore di tenerezza."
                                                                                                                                    Ada Soldati, pag. 7



Ho trovato  per caso questo libro su una bancarella davanti alla stazione di Porta Nuova a Torino, l'11 maggio scorso. Stavo aspettando il treno per il rientro a Milano dopo la visita alla Fiera del Libro.
Ricordo bene la data, perché quella domenica era anche la festa della mamma.  Non ci ho mai tenuto a festeggiare la festa della mamma, considerandola un po' un'invenzione consumistica. Mia mamma era nata il 2 maggio e quindi si festeggiava tutto in quel giorno che per me era così importante che, non so nemmeno io come, sono riuscita a esserci sempre, tranne quell'anno in cui fu lei, la mamma, a decidere  di andarsene  da sola a festeggiare l'ottantaduesimo compleanno nella sua natia Sicilia. Nonostante le mie proteste, potei solo accompagnarla al treno a Milano Centrale... Mamma era una donna forte, nata in un anno, il 1917, che non lasciò scampo ai bimbi deboli decimati dall'influenza spagnola che causò milioni di morti in un'Europa già prostrata dalla guerra. Ma torniamo a quel giorno: da quando mamma è volata in  Cielo, la penso molto anche nel giorno della Festa della Mamma e quel giorno l'avevo in mente più del solito, anche perché mi ritrovavo a passeggiare per Torino, città in cui lei aveva vissuto per molti anni (dal 1926 al 1950) prima del matrimonio con papà e di cui parlava sempre con affetto e nostalgia.  Si era ambientata benissimo a Torino e solo qualche mese dopo il suo arrivo dalla sua Sicilia al seguito del papà militare, parlava un perfetto torinese, accento compreso, accento che non ha più abbandonato nonostante sia vissuta poi molti anni prima a Voghera e poi a Milano, Del resto, era portata per le lingue.


Torniamo al libro. Mi incuriosirono il titolo e la copertina: avevano qualcosa di familiare. Solo più tardi mi resi conto che il personaggio della copertina era il generale Guglielmo Pepe. "Che ha di speciale Guglielmo Pepe?" qualcuno potrebbe obiettare e in effetti non ha niente di speciale, se non che a lui è intestata la strada in cui ho abitato per lunghi anni a Milano.
Comunque sia, ho sfogliato qualche pagina e ho capito che la scrittrice doveva avere solo qualche anno in meno della mia mamma, perché gli episodi di cui narrava erano simili a quelli uditi tante volte dalla  mia genitrice: il bombardamento di Torino del '43, l'esperienza di una bomba in casa, il terrore provato nel rifugio antiaereo (mia mamma non sopportava il suono delle sirene) entrambe sfollate in un paese collinare (mia mamma a Castiglione Torinese),  entrambe segretarie in un ufficio, (Ada Soldati all'Einaudi. mia mamma alla Venchi Unica), entrambe appassionate lettrici e tante altre cose ancora, piccole ma significative. 
Mia mamma aveva abitato al quartiere Vanchiglia, nei pressi della Mole e di via Po e  la signora Ada non aveva vissuto molto lontano da lì. Chissà, magari qualche volta si saranno incontrate...



E poi Ada Soldati scrive molto bene, il suo libro l'ho letto tutto di un fiato. Non so niente di lei come scrittrice, ma mi piace e molto.
Solo alla fine della lettura, mi sono accorta che il libro ha una dedica: a Maria, che è il nome della mia mamma, oltre che quello della Madonna, naturalmente.
Credo nelle coincidenze, nei segni, perché come ha scritto Elémire Zolla nel suo libro Aure, la coincidenza segna l'irrompere del meraviglioso nella realtà quotidiana.
Così, per me, questo piccolo libretto, sconosciuto credo ai più, è qualcosa di meraviglioso, che vivo come un regalo giunto da un'altra dimensione, un piccolo segno della continua presenza di mia mamma Maria accanto a me nella vita quotidiana, anche senza la sua presenza fisica. Del resto, la mia mamma è solita farmi di questi regalini... insomma, il nostro legame continua ed è più intenso di prima, se possibile.
Ho scritto questo aneddoto, perché oggi è l'anniversario della nascita al Cielo della mia mamma, avvenuta cinque anni fa, il 2 gennaio,  e con il mio immutato affetto, che solo lei può comprendere, visto il carattere un po' particolare di sua figlia,  la saluto a modo mio e cioè con una preghiera della nostra comune Fede:

O Padre, che sei misericordia
e perdoni ogni uomo, sia vivo che defunto,
ti raccomando la mia mamma Maria,
che ci ha lasciato ormai da cinque anni.
Non vogliamo dimenticarla
e nemmeno tu la dimentichi,
falle scoprire ancora e sempre
l'immensità del tuo amore
insieme agli altri amici e fratelli
che vivono con te in Cielo.
Per Cristo Nostro Signore.
Amen